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Leggende metropolitane

Ultimo Aggiornamento: 11/06/2008 11:35
11/06/2008 11:32

nelle vostre città che succede?
Una donna torna verso la sua macchina dopo essere uscita dalla casa di alcuni amici. È notte, sono le due passate e in giro non c’è nessuno. Nota un uomo che la segue, va proprio verso di lei, ma la signora ha parcheggiato a poca distanza e riesce a rifugiarsi in automobile, chiudendosi dentro, e a partire prima che l’individuo la raggiunga.
La malcapitata percorre un tratto di strada e nota che l’uomo che le stava appresso la sta pedinando vicinissimo con la sua auto, tenendo gli abbaglianti accesi. La donna si spaventa e percorre un pezzo di statale sperando di incrociare qualche altra vettura o di incontrare qualche pattuglia. Nulla. Pare che sulle strade non ci sia proprio nessuno. La donna pesta sull’acceleratore e si precipita verso casa, guidando anche in maniera un po’ spericolata.
Una volta davanti a casa, vedendo dallo specchietto retrovisore che il suo pedinatore le sta ancora dietro, scende appena dalla macchina e si mette a chiamare a gran voce il marito, pronta a ripiombare in automobile nel caso il losco individuo cerchi di aggredirla.
Il consorte accorre verso la moglie e si fa spiegare cosa è successo. A quel punto anche il pedinatore scende dalla propria vettura.
- Che cosa credeva di fare? Le sembra il modo di spaventare una donna di notte! – gli urla il marito e fa per spintonarlo.
- Si calmi! E chiuda la macchina, subito! – esclama l’uomo, cercando di difendersi.
Il marito si arrabbia ancora di più e vorrebbe picchiarlo.
- La chiuda, signora, la chiuda!
La moglie, pur non spiegandosi il perché, fa partire la chiusura centralizzata.
– Ho cercato di avvisare sua moglie prima che partisse, mezz’ora fa – dice lo sconosciuto ai due, visibilmente sollevato dopo che la donna ha fatto scattare le serrature, cercando di scrollarsi il marito di dosso – ma è scappata subito via. C’è un uomo sulla sua macchina, sul sedile posteriore!
Il marito, furente, spia dentro l’abitacolo. Sul sedile posteriore vede che vi è davvero un uomo accucciato e chiama immediatamente la polizia.
Il pedinatore infine spiega: - Quando ho visto quell’uomo ho cercato di avvertirla, ma non ce l’ho fatta. Ho pensato che se la seguivo e facevo in modo che la macchina fosse molto illuminata, con gli abbaglianti puntati contro, non avrebbe avuto il coraggio di tirarsi su!

Esiste una variante di questa leggenda in cui una donna si ferma a fare benzina e cerca di pagare con una carta di credito o una banconota di grosso taglio.
Il benzinaio prende in mano la tessera o la banconota e afferma che c’è qualcosa che non va: la tessera è scaduta oppure la banconota è falsa. Convince la signora a seguirlo in ufficio perché possa chiamare la banca o la polizia.
La protagonista è riluttante ma alla fine si persuade.
Il benzinaio fa entrare la signora in ufficio, chiude la porta a chiave e solo allora le rivela che sul suo sedile posteriore c’è un uomo accucciato e nascosto.

In entrambe le versioni, più tardi, la polizia scoprirà che il maniaco aveva un’accetta o un coltello ed era pronto a uccidere la donna... Oppure che si trattava dell’Uncino, il pazzo criminale appena sfuggito al Manicomio Criminale, pronto a tagliare la gola della signora con il suo arpione!


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11/06/2008 11:33

Non dimenticate mai cosa piace fare ai vostri animali domestici...




È un bel condominio di periferia, quello che due giovani coniugi scelgono come loro felice dimora. Si tratta di un piccolo contesto, circondato da tanto verde e nel quale il regolamento condominiale consente di tenere piccoli animali domestici. È la casa ideale per i due, che si stabiliscono al secondo piano insieme al loro cagnolino, un meticcio di taglia media che la ragazza tratta come un bambino.

Dopo poche settimane, la giovane ha già stretto amicizia con la vecchietta gentile che abita al piano terra insieme al marito. La coppia di anziani ospita Roger, uno splendido coniglietto bianco dal pelo lungo, sempre perfettamente pettinato e con un fiocchetto al collo. L’animale vive nel giardinetto davanti a casa, dove si può muovere liberamente e dove i due “genitori” hanno anche posizionato una gabbietta per lui.

Un sabato mattina, molto presto, i due ragazzi stanno mettendo borse e valigie in macchina per andare a trovare i genitori di lei fuori città e restare via fino al lunedì. Notano che al piano terra le persiane sono abbassate: forse i due anziani amici sono anch’essi assenti, andati dai loro figli.
Anche per la giovane coppia è tutto è pronto per partire ma del cane non c’è traccia.
La ragazza inizia a chiamarlo e a fischiare, sperando che arrivi.
L’animale, finalmente, spunta dalla siepe ma sul viso della ragazza si fa breccia un’espressione di orrore. Il cane stringe in bocca un fagottino bianco, sporco di terriccio e bava: Roger, il coniglio dei vicini, morto.

I due non sanno proprio cosa fare. La soluzione migliore, per non inimicarsi i vicini, pare loro quella di far finta che il coniglio non sia morto per colpa del cane.
Nonostante la repulsione nei confronti dell’animale morto, i due lavano Roger, lo asciugano e, scavalcato il cancello, il ragazzo va a riposizionarlo nella gabbietta in giardino. Come se nulla sia successo.

Il lunedì mattina, a metà mattinata, i due ragazzi tornano al loro condominio. Dalla fine della via notano un gruppo di persone davanti al giardinetto. Cercano di entrare ma la proprietaria del coniglio li vede e si precipita da loro.

«È successa una cosa incredibile!» annuncia ai due imbarazzatissimi amici. «Venerdì sera, prima che voi rientraste dal lavoro, è venuto mio figlio a prendere me e mio marito. Dovevamo andare da lui in questi giorni ma quando siamo andati alla gabbietta Roger era morto! L’abbiamo sepolto laggiù» indica un angolo del giardino «ma stamattina quando siamo rientrati Roger era nella sua gabbietta, tutto pulito. Come se ci aspettasse!»




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11/06/2008 11:34

Donne, attente a quello che portate a casa dai vostri viaggi all'estero...




Una donna single, in vacanza in un paese straniero, si imbatte in un cagnolino. Lo trova per la strada e, intenerita, gli dà un po' di cibo. Il cucciolo, naturalmente affamato, la prende in simpatia e non la lascia più. Alla sera la donna è in qualche modo affezionata al cucciolo e decide di portarlo a casa con sé.

Il problema è legato alla frontiera: è illegale trasportare un animale attraverso il confine senza i dovuti controlli sanitari e il periodo di quarantena. Ma la donna non può aspettare, nasconde il cagnolino nella macchina tra i bagagli e passa senza problemi.
Appena a casa lava per bene il cucciolo, giocano insieme, lo nutre e poi tutti a nanna!
Alla mattina la donna si accorge che l'animale ha gli occhi arrossati e la bava alla bocca. Spaventata, perché potrebbe essere rabbia, corre dal veterinario. Il medico visita il cane e chiede subito la provenienza. La padrona, sospettosa e preoccupata, mente dicendo di averlo trovato vicino a casa. Il veterinario non le crede e le spiega che l'animale non è un cane ma un enorme topo di fogna!

La leggenda metropolitana del cane-ratto inizia a circolare nel 1983 diventando probabilmente una delle più famose del mondo. Tutte le versioni hanno alcuni punti in comune. Prima di tutto la donna è in vacanza da sola in modo da non poter parlare con nessuno (amici, famiglia, fidanzato) dell'animale. Il paese in cui si trova è il Messico tanto che la leggenda è conosciuta anche come Il cagnolino messicano. Le differenze riguardano proprio l'animale clandestino. Nella casa dall'amata padroncina il cane, al mattino dopo, viene trovato o morto, o malato, o semplicemente può essere portato dal veterinario per una visita di routine.
L'esito, comunque, è sempre lo stesso: altro che cane, quello è un topo.

A dir la verità c'è anche la versione raccontata da Paolo Toselli (fondatore del Centro per la Raccolta delle Voci e delle Leggende Contemporanee) dove l'animale si rivela un cucciolo di orso polare ma, sinceramente, pensare di aver raccolto un topo fa decisamente più ribrezzo.

La leggenda del cagnolino messicano è talmente famosa e conosciuta da aver dato il titolo al libro di Jan Harold Brunvand: The Mexican Pet (Il cucciolo messicano), divertente, interessante e curiosa raccolta di leggende metropolitane. La storia è stata poi studiata dal punto di vista sociologico.
Secondo la sociologa francese Véronique Campion-Vincent il ratto straniero è il simbolo dell'immigrato che entra in modo clandestino in un paese civile ma che poi svela tutta la sua aggressività.




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11/06/2008 11:35

Un ciclostilato che definire cancerogeno è poco




Nel 1976 apparve in Italia un volantino chiamato il Volantino di Villarjuif, a firma di un sedicente Ospedale di Villarjuif (Parigi) specializzato nella lotta ai tumori.

Su tale ciclostilato (che tramite provvidenziali fotocopie girò di persona in persona e di città in città) appariva una lista di additivi alimentari pericolosi e cancerogeni di largo utilizzo nei prodotti industriali.
Nel volantino erano elencate anche merendine, bibite, caramelle e aperitivi in cui erano contenuti i pericolosissimi additivi: l'E141 e l'E460 (che sono in realtà la clorofilla e la cellulosa, presenti in tutti i vegetali), l'E153 (il carbone vegetale), l'E407 (le alghe commestibili), l'E150 (il caramello, comunemente utilizzato per i dolci), e infine anche l’E330 (che altro non è che l’acido citrico, contenuto in natura nei limoni).

Gli additivi enumerati erano tutti sostanze innocue (o inesistenti, come l'E125), ma ampio spazio alle notizie allarmistiche venne dato dai giornali, che pubblicarono anch’essi la lista degli ingredienti incriminati.

Le autorità sanitarie cercarono di smentire la fondatezza delle informazioni riportate sul volantino, cercando di spiegare ai consumatori a cosa facessero davvero riferimento le sedicenti sigle. In Francia esiste un Centro Oncologico di Villejuif, (e non Villarjuif), i cui responsabili dichiararono ufficialmente di non aver mai compilato liste di additivi alimentari cancerogeni.

I mezzi di informazione cercarono di ritrattare le notizie date in precedenza, ma furono accusati di insabbiare la verità. Perciò la leggenda acquistò ancora più credito tra gli impreparati consumatori. La leggenda continuò a propagarsi con più vigore, creando seri problemi a molte aziende, tra cui anche la Campari.

Infine, grazie all’entrata in vigore di nuovi regolamenti della Comunità Europea, furono modificate le diciture obbligatorie sulle etichette dei prodotti alimentari: le sigle degli additivi sparirono così dalle confezioni.





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